DigitaLens: accessibilità e digitale per un settore culturale più inclusivo

DigitaLens: accessibilità e digitale per un settore culturale più inclusivo

Dopo la pandemia il settore culturale è stato travolto dall’urgenza di procedere a una transizione digitale che tardava a compiersi e molte risorse sono state investite negli ultimi anni in tale direzione. Il digitale potrà favorire sempre più un accesso da remoto a tante persone, ma a che condizioni può essere realmente accessibile per tutti? Nel 2025 entrerà inoltre in vigore lo European Accessibility Act e ci siamo chiesti: a che punto siamo nel settore culturale rispetto alla progettazione di esperienze accessibili e inclusive?

DigitaLens nasce con questa domanda e con l’obiettivo di tracciare un primo insieme di risposte grazie alla collaborazione con stakeholder ed esperti di accessibilità.

La creazione di un percorso di capacity building rivolto a 50 professionisti e professioniste del settore culturale ha permesso di mettere a sistema competenze specifiche in materia di accessibilità digitale, e al contempo, riflettere sulle implicazioni del progettare per il digitale. Mai come nella sperimentazione di un tema su cui ci sono più domande che soluzioni, la progettazione non può essere un processo lineare. 

L’accessibilità richiede una consapevolezza approfondita delle esigenze degli utenti, e agli approcci che ne rispettino l’autonomia e l’autodeterminazione, ma anche una comprensione dei contesti culturali e sociali in cui le persone vivono. Progettare per l’accessibilità significa creare ambienti digitali che siano inclusivi e accoglienti per tutti, indipendentemente dalle loro abilità, preferenze o background. Questo implica un approccio centrato sull’utente, che coinvolga gli utenti stessi nel processo di progettazione, per garantire che le soluzioni siano realmente efficaci e rispondano ai loro bisogni. Rendere accessibile un contenuto culturale vuol dire assumersi la responsabilità verso una società più inclusiva, forte della condivisione valoriale e della collaborazione operativa dell’intera organizzazione.

La creazione di un percorso di capacity building rivolto a 50 professionisti e professioniste del settore culturale ha permesso di mettere a sistema competenze specifiche in materia di accessibilità digitale, e al contempo, riflettere sulle implicazioni del progettare per il digitale. Mai come nella sperimentazione di un tema su cui ci sono più domande che soluzioni, la progettazione non può essere un processo lineare. 

L’accessibilità richiede una consapevolezza approfondita delle esigenze degli utenti, e agli approcci che ne rispettino l’autonomia e l’autodeterminazione, ma anche una comprensione dei contesti culturali e sociali in cui le persone vivono. Progettare per l’accessibilità significa creare ambienti digitali che siano inclusivi e accoglienti per tutti, indipendentemente dalle loro abilità, preferenze o background. Questo implica un approccio centrato sull’utente, che coinvolga gli utenti stessi nel processo di progettazione, per garantire che le soluzioni siano realmente efficaci e rispondano ai loro bisogni. Rendere accessibile un contenuto culturale vuol dire assumersi la responsabilità verso una società più inclusiva, forte della condivisione valoriale e della collaborazione operativa dell’intera organizzazione.

Felici dell’ampia partecipazione al percorso di capacity building abbiamo pensato di mettere a disposizione di chi non ha partecipato una sintesi di ciò che è emerso e la mappatura con i casi studio condotta dall’Osservatorio Digital Innovation del Politecnico di Milano.


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