Cultural advocacy: dare forma a un’Europa più forte
Alla vigilia delle elezioni europee, le forze politiche propongono visioni molto diverse del passato, del presente e del futuro dell’Europa.
Alla vigilia delle elezioni europee, le forze politiche propongono visioni molto diverse del passato, del presente e del futuro dell’Europa. La cultura è assente o marginale nelle proposte di molti partiti a livello europeo (inclusi i maggiori), soprattutto nella campagna elettorale, come evidente in Italia.
Si segnalano però alcune indicazioni sul ruolo della cultura nel processo di integrazione dell’Europa in alcuni programmi, per lo più ispirati da politiche e temi sviluppati dalla Commissione e dalle reti culturali negli ultimi anni. Questa sensibilità è ancor più importante a fronte dell’emergere in alcuni Paesi di segni di crisi del “sentimento europeo”: quel senso di appartenenza a uno spazio comune, di condivisione del futuro e di adesione ai valori fondanti dell’UE.
Il rapporto del maggio 2023 dello European Sentiment Compass, pubblicato dallo European Council on Foreign Relations (ECFR) , dimostra che i cittadini degli Stati membri dell’UE rimangono, nel complesso, fortemente legati all’idea di fare parte del progetto europeo, con differenze significative tra i vari Paesi. Lo studio rivela livelli relativamente bassi di adesione al progetto europeo e di ottimismo sul futuro dell’UE in Repubblica Ceca, Estonia, Francia e Grecia e rischi rilevanti soprattutto in Bulgaria, Ungheria e in misura minore in altri Paesi, tra i quali l’Italia. Le sfide attuali – come le tensioni causate dall’invasione russa dell’Ucraina e le diverse posizioni di partiti, governi nazionali e opinione pubblica verso la Russia – rischiano seriamente di minare i valori e il futuro stesso del processo di integrazione europea.
In questo contesto, una strategia per lo sviluppo sostenibile, inclusivo e equo dell’Europa non può prescindere da una forte dimensione culturale che rappresenta un efficace antidoto alla crescita di pulsioni e orientamenti che in molti Paesi europei mettono sempre più in discussione le fondamenta stesse delle nostre democrazie, creando le condizioni per regimi più autoritari, e meno rispettosi dei diritti umani e del pluralismo culturale.
La dimensione europea è sempre stata per Fitzcarraldo fonte di ispirazione e di opportunità, un terreno fertile per sperimentazioni audaci, oltre che dimensione in cui impegnarsi per la costruzione di una dimensione culturale condivisa. Abbiamo promosso e realizzato progetti di ricerca, formazione, sperimentazione di pratiche innovative con organizzazioni dei più diversi contesti e settori – come lo studio Engage Audiences, che ha fornito le basi per il tema dell’audience development tra le priorità del programma Creative Europe, fino al presidio della scoping review dedicata alla relazione tra cultura e salute con il progetto Culture for Health.
Progetti come BeSpectACTive! e Adeste+ hanno nutrito il percorso passato della Fondazione dimostrando come i livelli di partecipazione culturale siano fortemente correlati a comportamenti civici e democratici e come le attività culturali possano svolgere un ruolo chiave nelle strategie per la coesione, nonché nell’inclusione e nel benessere di gruppi sociali e individui sottorappresentati o emarginati. Ne è testimonianza l’inserimento delle due progettualità all’interno di Culture and democracy, the evidence – How citizens’ participation in cultural activities enhances civic engagement, democracy and social cohesion – Lessons from international research, rapporto della Direzione generale dell’Istruzione, della gioventù, dello sport e della cultura, che analizza il legame concreto tra democrazia e cultura, evidenziando come i cittadini che partecipano alle attività culturali siano molto più propensi a impegnarsi nella vita civica e democratica.
Siamo inoltre partner di numerose reti culturali di settore e di rappresentanza di interessi, abbiamo lavorato con istituzioni europee e sovranazionali, con istituti e le agenzie di cooperazione culturale e con fondazioni.
Negli ultimi anni abbiamo contribuito allo sviluppo del KIC (Knowledge and Innovation Community) dell’EIT, in particolare a una serie di progetti il cui tratto comune è esplorare le potenzialità della partecipazione culturale nell’inclusione e nel benessere di gruppi sociali e individui sottorappresentati o emarginati.
Questi progetti rappresentano esempi concreti di come l’Europa possa fungere da laboratorio creativo, dove idee pionieristiche possono prendere forma e influenzare positivamente le politiche culturali e altre politiche pubbliche a livello locale, nazionale e internazionale.
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